Pescorocchiano

Pescorocchiano è il comune delle Grotte, con una storia antichissima e 27 piccole frazioni oltre che pieno di paesaggi mozzafiato.

Popolazione

1.900

Superficie

94,78 km²

Altitudine

806 m

Dove si trova?

Pescorocchiano sorge ad un’altitudine di 806 metri sul livello del mare e dista da Rieti città quasi 50km in macchina. I suoi 1990 abitanti si trovano distribuiti tra le tantissime frazioni su un territorio di 94km quadrati.

Quando nasce?

Nell’attuale territorio comunale di Pescorocchiano sorgeva l’antica Nersae che fu città degli Equicoli e in un secondo momento diventò municipium romano. Nersae aveva un’origine protostorica, secondo quanto riportato dal poeta Virgilio, origine che sembrerebbe confermata dall’insediamento pre-protostorico nella grotta di Val de’ Varri, situata tra l’omonimo paese e la contemporanea Nesce, abitata ininterrottamente dall’età del Rame fino al Bronzo medio (XVI-XIV secolo a.C.). Il sito ha restituito ciotole, tazze, piatti e grandi vasi per la conservazione dei cibi ma anche un’accetta levigata in pietra verde ed altri oggetti in selce e metallo, il tutto è esposto nel museo archeologico Cicolano di Corvaro. Con la fondazione del municipium, in epoca tardo-repubblicana, il sito diventa di grande importanza, in particolare nel momento in cui nasce la Res publica aequiculorum. Il Foro della città di Nersae è stato localizzato poco fuori Civitella, presso il Casale di S. Silvestro, qui è presente una spianata artificiale dove sono state riportate alla luce molte are, colonne e capitelli in marmo, alcune cisterne rivestite di cocciopesto, molte epigrafi (oggi murate tra Nesce e Pescorocchiano) e resti di mura in opera poligonale. Nel 1183 Pescorocchiano figura tra i piccoli fondi della zona, sotto la baronia di Gentile Vetulo, a seguito della suddivisione del contado realizzata da Guglielmo II. Il Giustizierato d’Abruzzo fu diviso in due parti al di qua e al di là del fiume Pescara da Carlo I d’Angiò nel 1273. Pescorocchiano figura nella zona al di là del fiume. Nel 1418 il centro entrò a far parte dei possedimenti della famiglia Mareri, precisamente di Niccolò, ma anche degli Orsini e dei Colonna, mentre nel 1511 appare ricompreso fra i beni che Carlo V dette in dono ad Antimo Savelli per i servigi che questi gli aveva reso. Infine, nel 1808 Pescorocchiano entrò a far parte del circondario di Borgocollefegato (l’odierna Borgorose), fino a quando la nuova provincia dell’Abruzzo Ulteriore Secondo venne suddivisa in tre distretti. Il territorio è stato incluso in quello abruzzese fino al 1927, anno in cui venne aggregato alla nuova provincia di Rieti.

Cosa fare e vedere?

Tra i luoghi più caratteristici del comune c’è senza dubbio il Castello Baronale e il Belvedere, qui nel Medioevo sorgeva il Castello del Peschio: uno splendido spazio tra verde e selciato da cui si può ammirare la vallata e molti degli altri castelli del Cicolano. Dell’antico castello è rimasta solo una torre che è diventata ora abitazione privata. Certamente imperdibile è una tappa al Museo del Castagno e dei Funghi, che si trova nella frazione di Santa Lucia di Gioverotondo, ed è a cura dell’Amministrazione dei beni separati di uso civico, in cui sono raccolti documenti, fotografie ed oggetti riguardanti la castanicoltura, attività fondamentale per il territorio. Di grande rilevanza è anche Il castello di Roccaberardi, nell’omonima frazione, che fu fondato, secondo la tradizione, dal Conte Berardo detto il Francico nel X secolo ed oggi distrutto. Nel sito è possibile ammirare uno splendido panorama e vedere contemporaneamente le vette del Monte Nuria, del Monte Navegna, del Terminillo e del Gran Sasso. La più grande attrazione turistica del comune, nonostante la meravigliosa aria medioevale che si respira in tutte le frazioni che lo compongono, rimangono le Grotte di Val de’ Varri, un complesso di cavità fossili che sono state inaugurate nel 2003, il sito è anche conosciuto come “Inghiottitoio di Val de’ Varri”. Il percorso turistico parte in prossimità dell’area di parcheggio per protrarsi in un percorso didattico, corredato da nove pannelli. Si può costeggiare il letto del Rio Varri a destra e il vecchio mulino a sinistra e conduce all’ingresso della grotta costituita da due rami principali. I due rami si ricongiungono dopo circa 100 m. nel punto più basso dove le acque tornano in superficie e dal lato sinistro si immettono in quello destro per continuare il percorso ed alimentare i piccoli laghi sotterranei. È qui che scorgiamo anche un importante angolo archeologico nel quale sono stati rinvenuti i reperti.

Dove dormire?

Alberghi

B&B Leofreni Natura

Dove mangiare?

Ristoranti e pizzerie

Ristorante PxA
La Fonte dell’Acero

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