Amatrice

Matrice, fidelis Amatrix, Amatrice: tanti nomi per una lunga storia, quella di Amatrice, terra di confine e di incontro tra popoli e culture, e che dopo il terribile terremoto del 2016 lotta e lavora per rinascere dalle sue ceneri, al cospetto dei Monti della Laga 

Popolazione

2.300

Superficie

174 km²

Altitudine

955 m

Dove si trova?

Amatrice sorge al confine tra Lazio e Abruzzo, raggiungibile da Roma e da Rieti percorrendo la consolare Salaria e da L’Aquila attraverso la Picente. Il capoluogo – in larga parte da ricostruire dopo la devastante scossa del 24 agosto 2016 – si estende su un altopiano tra i 900 e i 1000 metri di altitudine, circondato da una rosa di 69 frazioni, disseminate in un contesto ambientale incantevole, che nel 1991 ha consentito il suo ingresso nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

Quando nasce?

La Conca di Amatrice deve essere stata frequentata sin dall’età protostorica e trovandosi lungo il tracciato dell’antica Via Salaria è stata abitata continuativamente dall’epoca preromana. All’epoca romana risalgono resti di edifici e tombe rinvenute in diverse zone del territorio. Molte località e frazioni dell’attuale comune di Amatrice sono ricordati nel Regesto di Farfa per il periodo che va dalla metà dell’VIII secolo agli inizi del XII: tra queste località spicca quella di Matrice, ricordata nel 1012 e nel 1037 nel diploma con cui l’imperatore Corrado II confermava al Vescovo di Ascoli i suoi possedimenti. Intorno al 1265, al tempo del re Manfredi di Svevia, Amatrice entra a far parte definitivamente del Regno di Napoli. Più volte la città di Amatrice si ribellò al dominio angioino tanto che a più riprese, nel 1271 e nel 1274, Carlo d’Angiò cercò di ridurla all’obbedienza. In questo periodo l’influenza amatriciana si estendeva su un territorio che va da Campotosto sino ai confini di Cittareale, ma anche su castelli e villaggi del versante teramano. Nel corso del XIV e XV secolo Amatrice è in continua lotta con le città e i castelli circostanti, per questioni di confine e di prestigio. Sono rimasti famosi i conflitti con Norcia, Arquata, L’Aquila. Tradizionale alleata di Amatrice fu invece la città di Ascoli. Gli amatriciani presero parte, a fianco delle milizie comandate da Braccio Fortebraccio da Montone, al lungo assedio dell’Aquila e alla battaglia finale del giugno 1424, che segnò la sconfitta di Braccio, morto sul campo. Durante i numerosi conflitti che si svilupparono tra gli angioini e gli aragonesi, per il possesso del Regno di Napoli, Amatrice sostenne sempre con forza gli aragonesi, tanto che il sovrano Ferdinando D’Aragona ricompensò la città, una volta sedata la rivolta dei Baroni del 1485, concedendole il privilegio di battere moneta con il motto “Fidelis Amatrix”. Tuttavia, nemmeno quarant’anni dopo, precisamente nel febbraio 1529, dopo un’eroica resistenza, Amatrice venne riconquistata e messa a ferro e fuoco da Filiberto di Chalon, generale di Carlo V. Per punire la ribellione, Carlo V diede lo Stato di Amatrice in feudo ad un suo capitano, Alessandro Vitelli. Successivamente, pur facendo parte sempre del Regno di Napoli, Amatrice, tra il 1582 e il 1692, passò sotto il dominio di un ramo degli Orsini e in seguito ai Medici di Firenze, che la conservarono fino al 1737. Il 7 ottobre 1639 i principi Orsini dovettero abbandonare la città che fu distrutta da un violento terremoto che fece centinaia di morti. La settimana successiva vi fu una forte replica e per questo molti abitanti fuggirono nelle campagne, dove furono allestite delle tende. Gli abitanti di Leonessa, nella notte del 18 ottobre, approfittarono della confusione per trafugare e riportare nella città natale le spoglie di San Giuseppe da Leonessa, all’epoca conservate ad Amatrice (dove il santo era morto ventisette anni prima). Tra gli edifici distrutti o gravemente danneggiati vi furono il palazzo dei principi Orsini, i quali al momento del sisma si trovavano fuori città, il palazzo del Reggimento e la chiesa del Crocifisso. Vennero organizzati rosari e processioni per invocare la fine delle scosse. La distruzione del paese mise in ginocchio la popolazione, costringendola ad emigrare verso Roma ed Ascoli Piceno. Gli effetti del terremoto vennero minuziosamente descritti in una relazione pubblicata da Carlo Tiberi del 1639. Nel 1759 il feudo amatriciano entrò a far parte dei domini personali del re di Napoli. Sul finire del XVIII secolo e per quasi tutto il secolo successivo, il territorio amatriciano fu interessato dal fenomeno del brigantaggio a sfondo politico e sociale, mentre diversi “patrioti” amatriciani si distinsero nel movimento risorgimentale, primi fra tutti Piersilvestro Leopardi, Don Giuseppe Minozzi e Don Nicola Rosei. Con l’Unità d’Italia Amatrice fu inserita nell’Abruzzo aquilano, e solo nel 1927, con la creazione della provincia di Rieti, la città entrò a far parte del Lazio.

Non tutto è perduto: ecco cosa fare e vedere

Amatrice è conosciuta in tutto il mondo come la città degli spaghetti della celebre, omonima salsa, e nel circondario reatino come la città delle cento chiese. Gran parte del suo ricchissimo patrimonio architettonico e artistico è andato distrutto dopo le scosse del 2016; quello che è scampato al terremoto dopo la messa in sicurezza attende il restauro e la riapertura mentre nuovi edifici sono sorti nel frattempo e rappresentano un sicuro riferimento: l’Auditorium della Laga per concerti ed eventi culturali, la Casa della Montagna del Cai per attività connesse alla montagna. Il grande richiamo esercitato dal patrimonio gastronomico di Amatrice – tra i piatti italiani più conosciuti al mondo l’Amatriciana è seconda solo alla pizza napoletana – non si è affievolito nemmeno col terremoto, anzi: i tanti ristoranti “consacrati” ai celebri spaghetti (e non solo) hanno ripreso ben presto la loro attività nel Polo del Gusto sorto alle porte del paese. Diversi agriturismi e B&B sono tornati in attività come pure uno storico albergo, ricostruito sulle fondamenta del vecchio. In questo modo oggi Amatrice ha ripreso ad essere metà di turisti e viaggiatori, offrendo loro la maestà dei monti della Laga – con il Gorzano che con i suoi 2.458 metri s.l.m. è la montagna più alta del Lazio – e la dolcezza del lago di Scandarello, meta di pescatori e campeggiatori. Da Amatrice è facile raggiungere anche il lago di Campotosto, anche questo artificiale ma la cui forma sinuosa che si insinua tra le colline lo fa sembrare in inverno un fiordo norvegese. 

Dove dormire?

Alberghi

Albergo Diffuso Borgo Retrosi di Amatrice
Albergo Diffuso Amatrice
Lago Seccco B&B
Hotel Da Giovannino
Hotel Ristorante Il Castagneto

Dove mangiare?

Ristoranti e pizzerie

Ristorante Bar lo Scoiattolo
Bar Rinascimento
Al Corso – Centro Commerciale il Corso
Forno Marini
Ristorante la Campagnola - Albergo La Fontana
Ristorante Roma Amatrice
Area Food Amatrice Bar Ristorante da Patrizia - Area del Gusto
Ristorante il Castagneto - Area Food
Ristorante da Giovannino
Ristorante la Lanterna
Ristorante la Conca
La Rinascita
Ristorante Trattoria del Lago da Santino
Agriturismo Piccolo lago
Ristorante Pizzeria La Valle
Trattoria Belvedere
Da Annarella

Utilizziamo solo i nostri cookie e quelli di terze parti per migliorare la qualità della navigazione, per offrire contenuti personalizzati, per elaborare statistiche, per fornirti pubblicità in linea con le tue preferenze e agevolare la tua esperienza sui social network. Cliccando su accetta, consenti l'utilizzo di questi cookie.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.


Utilizzato per rilevare se il visitatore ha accettato la categoria di marketing nel banner dei cookie. Questo cookie è necessario per la conformità GDPR del sito web. Tipo: HTTP Cookie / Scadenza: 2 anni
  • Google YouTube

Memorizza le preferenze del lettore video dell'utente usando il video YouTube incorporato Tipo: HTML Local Storage / Scadenza: Sessione
  • YouTube

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi