Rieti
A 400 metri sul livello del mare, su entrambe le sponde del fiume Velino e ai piedi del monte Terminillo sorge Rieti, città principale della Sabina e capoluogo di provincia.
Popolazione
47.552
Superficie
206,46 km²
Altitudine
405 m
Dove si trova?
Il comune di Rieti ha una superficie di 206,46 km2 e una popolazione di 45.607 abitanti (dati Istat aggiornati al 2022). Il Comune di Rieti comprende la Piana Reatina, di circa 90 km2, parte dei Monti Reatini, che chiudono la piana a est e un ampio tratto dei Monti Sabini, che chiudono la piana a ovest e a sud. La vasta Piana Reatina è attraversata da due fiumi: il Velino e il Turano, suo affluente. Anticamente occupata dalle acque del Lacus Velinu, la Piana Reatina, fu bonificata in età romana aprendo un varco tra il calcare accumulatosi nei secoli presso Marmore, generando così l’omonima cascata. Di questo lago restano specchi d’acqua minori: il lago di Piediluco (in provincia di Terni), quello di Ventina e i laghi Lungo e di Ripasottile, gli ultimi due protetti dall’omonima Riserva Naturale. L’intero territorio della provincia di Rieti si trova in una zona molto ricca di acque, infatti, appena fuori dall’abitato si trovano le Fonti di Cottorella, che forniscono un’acqua oligominerale, mentre nel limitrofo comune di Cittaducale si trovano le sorgenti del Peschiera, che attraverso l’omonimo acquedotto forniscono molta dell’acqua necessaria a Roma; infine a Cotilia si trovano delle importanti terme e sorgenti di acqua solfurea. Nella parte settentrionale della valle si trovano le Sorgenti di Santa Susanna, mentre 2 km. ad est della città si trovano le Sorgenti del Cantaro e sono probabilmente alimentate da una sorgente geologica che si trova nei pressi di Vazia a 450 metri sul livello del mare.
Cosa fare e vedere?
Caratteristico è il centro storico, circondato da mura di origine medioevale risalenti al XIII secolo che sono considerate tra le più imponenti e meglio conservate del Lazio. Cingono la città per tutto il lato settentrionale e formavano un efficace sistema difensivo insieme al fiume Velino. Lungo le mura si aprono cinque porte: Porta d’Arci, ad est, sulla via Salaria per Cittaducale, L’Aquila e Ascoli Piceno; Porta Conca, a nord; conserva ancora le imposte in legno del Cinquecento; Porta San Giovanni, a nord, al termine di via Pennina che costituisce con via Roma l’asse nord-sud del centro storico. Murata nel XV secolo, le sue tracce sono ancora visibili e un piccolo varco permette il passaggio dei pedoni. Porta Cintia, a nord-ovest, sulla strada per Terni, è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale e al suo posto si trovano oggi due edifici di cemento armato in stile razionalista; Porta Romana è situata a sud, oltre il fiume, sulla via Salaria per Roma. Altra costruzione romana d’importanza notevolissima è il ponte sul Velino, che costituiva la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti sviluppato sotto l’attuale via Roma in direzione dell’antica Porta Romana. I resti dell’antico ponte sono ancora visibili al di sotto dell’attuale ponte romano. Alcune parti dell’antico viadotto si possono osservare nei sotterranei di abitazioni lungo via Roma. Tra le costruzioni medievali più note e sicuramente imperdibili è tutto l’insieme pittoresco che va dalla Torre campanaria del 1252 alla Cattedrale, dal Palazzo Papale fino all’Arco di Bonifacio VIII. Del Palazzo Papale oggi sono restituiti alla luce i grandiosi portici a crociera del 1283. La Cattedrale fu iniziata nel 1109 e nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva integra, mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639 quando già erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle due navate laterali. Oltre al Palazzo Papale (1283) che conserva anche un magnifico salone sovrastante, e al caratteristico arco di Bonifacio VIII (1298), interessantissimo per la sua ardita struttura architettonica, meritano una menzione altre importanti costruzioni medievali, quali la Chiesa sconsacrata di San Domenico, che conserva interessanti affreschi di più epoche tra cui una buona composizione del 1441 di Liberato da Rieti; la Chiesa di Sant’Agostino che conserva all’esterno il suo carattere trecentesco; la Chiesa di San Francesco, anch’essa con un bel portale del secolo XIV e affreschi (secolo XV e XVI). Da visitare sono il Palazzo Vecchiarelli di Carlo Maderno, Palazzo Vincentini (oggi Palazzo del Governo) con la pittoresca Loggia del Vignola (secolo XVI), il Palazzo Secenari; il Palazzo Zapparelli, il Palazzo Sanizi, l’ex Palazzo del Podestà (secolo XIV), ampliato e modificato nel secolo XVII per la costruzione del primo seminario istituito nel mondo dopo il Concilio di Trento, il Palazzo Comunale con la facciata principale del Brioni (secolo XVIII) e il fianco su Via della Pescheria che risale al XIII secolo. Visitare Rieti significa anche visitare i quattro più che noti Santuari francescani: Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e La Foresta collegati del Cammino di San Francesco, percorso che si snoda nella Piana Reatina e ripercorre i passi del poverello di Assisi nella Valle Santa. Il Cammino, lungo circa 80 km., è diviso in otto tappe e tocca anche il centro di Rieti. Dal 2003 è stato attrezzato con cartelli e indicazioni che permettono ai pellegrini di orientarsi lungo il tragitto. Uno speciale “Passaporto”, che documenta l’effettivo compimento del percorso, viene consegnato a tutti coloro che intraprendono il viaggio e che ad ogni tappa fanno apporre l’apposito timbro. Tra le altre chiese da visitare ricordiamo la Chiesa di San Domenico, edificata nel 1266. Oggi Il Convento di San Domenico (chiostro della Beata Colomba e oratorio di San Pietro martire) fa parte della caserma Verdirosi e per accedervi, solo in giorni prestabiliti, è necessario un permesso. La chiesa di San Francesco, costruita nel 1253, si affaccia sull’omonima piazza; fu la seconda chiesa ad essere dedicata al culto del Santo, dopo la basilica di Assisi. Realizzata in stile romanico-gotico presenta una facciata a frontone molto semplice, in pietra, dotata di un portone a strombatura sovrastato da una lunetta e da un piccolo rosone. L’interno è a tre navate, con una copertura a capriate che sostituisce l’originale volta barocca che crollò durante il terremoto del 1898. La Chiesa di Sant’Antonio Abate, commissionata al Vignola nel 1570 e completata nel XVII secolo, fa parte di un complesso architettonico trecentesco che comprendeva anche un ospedale e un cimitero; l’edificio è chiuso al pubblico a causa dei lavori di restauro in corso. La Chiesa di Santa Lucia, fondata nel 1253 grazie all’interessamento del beato Angelo Tancredi, è il risultato di interventi risalenti alla prima metà del Settecento. La chiesa di San Rufo e il monumento che segna il centro d’Italia: la chiesa di San Rufo è collocata nella piccola piazza omonima nella quale, secondo la tradizione, è collocato il centro d’Italia (Umbilicus Italiae). La chiesa ha origini altomedievali, ma l’edificio attualmente visibile risale al 1748 ed è opera di Melchiorre Passalacqua. L’esterno è in stile neoclassico, mentre l’interno è barocco. L’ex Chiesa di Santa Scolastica, costruita tra il 1696 e il 1717 su progetto di Francesco Fontana, è l’unica chiesa di Rieti con pianta a croce greca; è sconsacrata e costituisce l’omonimo Auditorium. Chi visita Rieti, poi, non può non visitare il Teatro Flavio Vespasiano, inaugurato il 20 settembre 1893, dopo dieci anni di lavori e ritocchi sotto la direzione dell’architetto milanese Achille Sfondrini. All’esterno, il teatro appare stretto fra gli edifici circostanti, Sfondrini prese come modello il teatro dell’Opera di Roma che egli stesso aveva realizzato nel decennio precedente. Per l’interno prese come modello il teatro Verdi che aveva già realizzato a Padova. All’ingresso si trova il foyer, un atrio dominato da cinque pilastri, spesso utilizzato anche come sede di mostre temporanee. Al suo interno si trovano busti e lapidi che ricordano i maggiori artisti che si sono esibiti nel teatro, su tutti il baritono Mattia Battistini. Il soffitto del foyer è decorato da un ovale a tempera che raffigura l’Allegoria della Musica, realizzato nel 1892 dal pittore romano Federico Ballester. Al suo interno, si trova inoltre una tempera che raffigura le Muse, realizzata nel 1916 da Antonino Calcagnadoro. Altre decorazioni sono di Giuseppe Casa. La sala principale, che con il restauro del 2005 ha ritrovato le tonalità “crema” della sua prima apertura nell’800, appare con una platea di 230 poltroncine rosse divisa in due da un corridoio centrale. Sul perimetro si alzano tre ordini di palchi per un totale di 72 palchetti, 24 per piano, sormontati da un loggione, mentre frontalmente al palcoscenico, al livello del secondo ordine di palchi e immediatamente sopra all’ingresso si pone il palco reale, decorato sul soffitto da un ovale a tempera di Giuseppe Casa che raffigura tre putti; il balcone è ornato con un bassorilievo in stucco con l’immagine di Giuseppe Verdi. I balconi del secondo e del terzo ordine di palchi, così come quello del loggione, sono decorati da putti e stucchi. Rieti ospita inoltre due musei: quello Civico e quello Diocesano. Il museo Civico si compone di una sezione Storico-artistica, collocata a Palazzo Comunale, e di una sezione Archeologica, collocata a breve distanza nell’ex Monastero di San ta Lucia. Il Museo Diocesano dei beni ecclesiastici è un percorso museale che comprende il Museo del Tesoro del Duomo (ospitato nel battistero della Cattedrale), un museo di suppellettili liturgiche (situato in ambienti adiacenti alla Cripta della Cattedrale), un lapidario (collocato nel vestibolo che dalla cripta conduce al Palazzo Vescovile) e la Pinacoteca Diocesana (allestita nel salone delle udienze del Palazzo Vescovile).
La piana reatina
Da sempre considerata il cuore pulsante del territorio, la Piana Reatina si estende per circa 90 km. quadrati e tocca i comuni di Rieti, Contigliano, Greccio, Colli sul Velino, Labro, Morro Reatino e parte dei comuni di Rivodutri, Poggio Bustone, Cantalice e Monte San Giovanni in Sabina. Nota sin dall’antichità per la sua abbondanza di acqua la Piana Reatina si è originata dal prosciugamento del lago Velino con la bonifica della Conca Reatina (attribuita dalla tradizione al console Manio Curio Dentato) che venne effettuata con un taglio alle Marmore che svuotò parzialmente il lago. Si trova ai piedi dei Monti Sabini e Reatini. Per la sua fertilità Varrone, Plinio e Virgilio la chiamavano “contrada rosea”. Coltivazioni storiche erano gli ortaggi, i cereali e il guado, utilizzato per tingere le stoffe di azzurro. L’agricoltura, quindi, è sempre stata una delle attività prevalenti di questo territorio. La coltivazione di maggiore eccellenza è stata quella del frumento: infatti il Rieti originario, la varietà di grano autoctona della Piana Reatina è caratterizzato da una straordinaria resistenza alla ruggine che lo rese tra l’Ottocento e il Novecento uno dei tipi di grano più diffusi e ricercati in tutta Italia, tanto da alimentare un fiorente commercio del suo seme. Un radicale cambiamento delle colture praticate nella Piana di Rieti si ebbe solo alla fine dell’Ottocento, grazie alla spinta innovatrice dei grandi proprietari terrieri della zona, i Potenziani. La nascita poi dello zuccherificio nel 1873 (il primo in Italia) portò all’introduzione della barbabietola da zucchero nella Piana.